Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/338

86 a Eccovi l’unico sbaglio intorno ai detti del sig. ubale Tiraboschi, di cui egli possa convincer l’abate Lampillas: e quale mai è questa mancanza di fede? È forse l’aver fatto dire all’abate Tirabosclii qualche cosa eli’ ei non ha detto contro la letteratura spagnuola? È avere dissimulato ciò eli’ egli ha detto in favore di essa? È aver dissimulato ciò che distrugge l’accusa di essere troppo prevenuto contro i nostri autori? Signori no. Questa gran mancanza di fede consiste nell’aver io messo in bocca al Signor. abate una lode dei due autori spagnuoli alquanto più eccedente di quella eh’egli uvea pronunziata. Ecco quell’abate Lampillas che in tutta la sua opera sempre mai si studia di far comparire l’Abate Tiraboschi dichiarato nemico degli autori spagnuoli. Ma passiamo ad un’altra pretesa infedeltà, che ha commosso il pacato animo del sig. abate. Siamo nell’apologia del carattere morale di Seneca , dove io lo difendo dalle ingiuste accuse di questo imparziale scrittore, il quale aggiunge gentilmente: Nè è qui luogo a cercare con qual sorta di pruove: ma se ciò cercar volesse il Signor. abate, non troverebbe certamente ch’io mi protesti di difenderlo coi testimoni di Tacito, e poi neppure una sola pruova ne appoggi al testimonio di quest’autore. Or dove pretende mai il sig. abate trovare in questo passo la mia infedeltà? Eccolo. Dopo aver il sig. abate Tiraboschi dipinto il carattere morale di Seneca, come d’un uomo macchiato di tutti i vizi, impiegando in questo bel passo parecchie pagine della sua immortale