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8(m rìh’ggn *1 citato passo, e tutti gli altri del mio Saggio (1)? «A questa infedeltà (siegue l’Ab. Tiraboschi, a pag. 8) è somigliante quell’altra, in cui egli citando quel mio passo medesimo dice ch’io u confesso che Lucano e Marziale furono i mi« gliori poeti del suo tempo, cosa ch’io ho « detto generalmente di tutti i già nominali poe- ti, e non de’ due soli Spagnuoli». Ben potevo io contentarmi di questo suo giudizio, ed accordare al sig. abate che questa infedeltà è somigliante all’altra, dimostrata da me falsa ed insussistente. Io però pretendo difendermi con sode ragioni, non già con stiracchiature e cavillazioni. Confesso che quella lode, come vien da me esposta, è alquanto più espressiva di quello che sia nell1 opera del sig. abate, e perciò prego i leggitori del mio Saggio, che a quelle parole i migliori poeti sostituiscano queste de’ migliori poeti. (r) Al divincolarsi che qui fa l’abate Lampillas, ricorrendo per iscusaie la sua infedeltà a miseri sotterfugi , io non farò a’ tru risposta che col pregare i saggi lettori a confrontare insieme la Dissertazione, d suo Saggio, la mia lettera e la sua risposta, e a decidere a qual parte sia favorevole la ragione. Dirò solo chJ io non veggo com’ei mi possa rimproverare, perchè riferendo quelle sue parole per conservare alt’Italia il privilegio (li non corrompere la poesia, io abbia ommesse le parole da se , giacche io nou veggo qual ddìVrenzu s’introduca nel testo con tale ommissione. Chi dice che V Italia non corrompe la poesia, vuol dire, a mio credere, che se fosse stata al mondo l’Italia sola , la poesia non si sarebbe guasta, che è poi lo stesso che du e eh’ella non la corrompe da se, ma solo è in essa corrotta per opera altrui.