Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/333

Ora in queslo stesso passo si osservi ch’egli mi accusa di aver dissimulate quelle parole: congiunto alle cagioni morali; ma a convincere il sig. abate che io sono lontanissimo di voler dissimulare in questo luogo dette parole, quasi che distruggano la taccia data da lui al nostro clima , mi basta presentare a’ suoi occhi la pag. 209 del Tom secondo del mio Saggio, ove a bella posta intraprendo l’impugnazione del suo pregiudizio intorno al clima di Spagna, e reco le sue parole colla bramata lor precisione, cioè: il clima sotto cui eran nati (Lucano e i Seneca) congiunto alle cagioni morali che abbiamo recato, potè contribuire assai, ec. Ma venghiamo ad un’altra pretesa infedeltà, creduta dal sig. abate più grave delle precedenti, ed esposta da lui in questa guisa (lett. pag 7). « Ecco le parole ch’egli in altro luogo « m’attribuisce (tom. I): Lucano e Marziale, come chiaramente si vede, vogliono andar inu nanzi a Catullo e Virgilio, e il loro esempio u fu ciecamente seguito, e dice che ciò ho io « scritto per conservare all’Italia il privilegio «» di non corrompere la poesia, e per mostrare « chi furono gli autori del fatale cangiamento nella romana poesia ». Or io pretendo che in questo luogo il sig. abate Tiraboschi mi fa dire quello di’ io non ho detto, e dissimula ciò che distrugge la pretesa infedeltà nell’essere stati ommessi da me i nomi di Stazio, Persio e Giovenale. 1 avrei usala anche nel primo luogo. Ma 1*abate Lampista® è troppo avveduto per lanciarsi sedurre ila una lai riflessione.