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8,7 parte y che anche a cristiano scrittore non mal conwrrebbono? E non ho io fatto un magnifico elogio del molto saper di Seneca nelle quistioni di fisica? Permettetemi ch’io vi rechi qui questo passo, perchè veggiate quanto io mi sia steso nelle lodi di questo filosofo: Nè la morale soltanto, così io dico poco dopo le citate parole, ma la fisica ancora dee molto a Seneca. In molte occasioni vegliamo eh egli col penetrante ingegno di cui fu certamente dotato, e col lungo studio era giunto a vedere, direi quasi, da lungi quelle verità medesime che i moderni filosofi hanno poscia più chiaramente scoperte, e confermate colle sperienze. Così egli ragiona della gravità dell’aria , e della forza , che noi or diciamo elastica, con cui essa or si addensa, ed or si dirada: Ex his gravita te rn aeris fieri... habet ergo aliquam vim talem aer, et ideo modo spissat se, modo expandit, et purgat, alias contrahit, alias diducit, ac differt. Così parimente egli recò la cagion vera de’ tremuoti, cioè i fuochi sotterranei che accendonsi, e facendo forza a dilatarsi, se trovan contrasto, urtano impetuosamente e scuotono ogni cosa. Così ancora egli spiega per qual maniera l’acqua del mare insinuandosi per occulte vie sotterra si purga e si raddolcisce , e forma i fonti ed i fiumi. Così molte altre quistioni di fisica e di astronomia si veggon da Seneca, se non rischiarate, adombrate almeno per tal maniera, che si conosce ch’egli fin d allora in più cose o conobbe, o fu poco lungi dal conoscer il vero. Ma bello è singolarmente l’udir Seneca, ove ragiona delle