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TERZO 787 turbato dall*infelice successo; perciocché la fusione riuscì malissimo, e ogni cosa fu rovinata. Non si smarrì nondimeno I Algardi, e ritornato al lavoro, lo compiè finalmente con molta sua gloria, e oltre la paga dovutagli, ne ebbe dallo stesso pontefice in premio una catena d’oro del valore di circa 200 scudi, e le divise di cavaliere di Cristo. Il deposito di Leone XI, e il basso rilievo nella basilica Vaticana, che esprime la storia di Attila, finirono di stabilire la reputazione dell’Algardi, che fu poi rimirato come uno de’ più rinomati scultori, e fu anche con larghe promesse invitato in Francia dal Cardinal Mazzarini. Ma la grazia e il favore di cui godeva presso il pontefice Innocenzo XI, il tennero in Roma , ove dopo aver date più altre pruove del suo valore nella scultura , chiuse i suoi giorni in età di circa cinquantacinque anni nel 1654. Il Bernini, oltre più altri che ne ragionano , ha avuto a scrittore della sua Vita Filippo Baldinucci, che per ordine della reina Cristina la stese e la pubblicò, e ne inserì poi anche un compendio nelle sue Notizie (t. 14, p 3, ec. ed. Fir. 1772). Fu egli figlio di Pietro Bernini pittore e scultore esso ancor rinomato , di patria fiorentino, ma che vivea in Napoli, ove nacque Gianlorenzo. Questi passato poscia col padre a Roma , mentre non contava che dieci anni di età, lavorò una testa di marmo con tal destrezza, che il pontefice Paolo V ne rimase sorpreso; e fatte altre sperienze nel raro talento di questo ammirabil fanciullo, e regalatigli dodici medaglioni d’oro, raccomandollo al Cardinal Maffeo Barberini, perchè ne avesse