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clic accenna la lettera <lei doppini da me pure accennata (Bibl. Script, mediol. t. 1. pars 2, p. 58^), un altra ne indica dal medesimo scritta al Fagnani nel 1612, da cui raccoglie che (fino a quell’anno egli visse. Ma essa è scritta non a Giammarco, ma a Girolamo Fagnani (l. cit. p. 189). Ben un’altra ve n’ha scritta a’ 17 di febbraio del 1609 a Francesco Pozzobonelli, in cui il Coppini gli dice che dovea allor rivedere e correggere l’orazione fatta dal fratello del detto Francesco nella morte di questo poeta: Fratis tuo Oratio, quam in obitu Jo. Marci Fauni ani scripsit, videnda et corrigenda , ut habeat (l. cit. p. 82). Ed è certo perciò, ch’egli era allor morto di fresco. V. Molti tra’ Gesuiti di questo secolo furono autori di poesie latine, e benchè nella maggior parte di essi non veggasi il gusto sì depravato, come in alcuni altri, per lo più nondimeno si mostrano amatori e seguaci più della soverchia facilità d’Ovidio, e de’ concetti spesso troppo ingegnosi e sottili di Marziale, che della elegante semplicità di Tibullo, o di Catullo, o della erudita maestà di Properzio. Tali sono le Poesie del P. Tarquinio Galluzzi e del P. Bernardino Stefonio, di cui un luminoso elogio ci ha lasciato l’Eritreo che gli fu scolaro (PinacOth. pars 1, p. 158), del P. Vincenzo Guinigi lucchese, del P. Mario Bettini. Di gusto alquanto migliore son quelle del P. Gianlorenzo Lucchesini lucchese, che essendo vissuto fin verso la (fine del secolo, toccò il tempo in cui si ricominciò a battere il buon sentiero j e perciò ancor più pregevoli son quelle del P. Tommaso Strozzi napoletano, ili v. A Ir 11 ih Gemili rifluii fMli.