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TERZO ^35 XXVIII. Non picciolo parimenti ò il munero xxvm. de1 drammi pastorali che in questo secolo prò- dnmnTf*’ ilusse l1 Italia. Ma in essi ancora in vece di seguir le vestigia de’ primi autori di tal genere di componimento , e di toglierne que’ difetti che sogliono accompagnare le nuove invenzioni, nuovi e peggiori difetti si vennero introducendo singolarmente quanto allo stile, che quasi in tutti si vede vizioso per soverchio raffinamento e per lo smoderato uso di fredde metafore e di ricercati concetti. Forse eran migliori delle altre due Favole pastorali inedite di D. Cesare II, duca di Guastalla, che ad imitazione di D. Ferrante II, suo padre, esercitossi in tali studi de’: quali compiacevasi assai j e alcune lettere da lui scritte , le quali si conservano nell’archivio di Guastalla, e dal chiarissimo P. Affò mi sono state comunicate, ci mostrano che avea in essi buon gusto. Una è intitolata la Procri, che leggesi al fine della Storia ms. di Guastalla del canonico Giuseppe Negri; l’altra La Piaga felice, il cui originale è presso il medesimo P. Affò. E forse maggiori saggi ci avrebbe egli lasciati del suo talento poetico, se la morte non l’avesse in età giovanile rapito l’anno 1632 in Vienna, ove D. Ferrante suo padre, poco prima di morire, l’avea mandato per l’affare della successione al ducato di Mantova. Fra le pastorali stampate io ne accennerò una soltanto che sopra tutte ebbe plauso, cioè la Filli di Sciro di Guidubaldo Bonarelli della Rovere, fratello del conte Prospero da noi nominato poc’anzi. Egli era nato in Urbino nel 1563 , ove allora era TiRABOscni, Voi. XV. i3