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che dalle colte persone non poteasi sperare. Quindi fra molte commedie che pur vennero a luce nel corso di questo secolo, io non oso di far menzione che della Tancia di Michelangelo Buonarroti il giovane, nobile fiorentino e nipote del gran Buonarroti, in cui egli vivamente seppe descrivere il linguaggio non meno che le maniere e i costumi de’ contadini fiorentini , e si mostrò imitatore felice di Terenzio e di Plauto. La Vita di questo colto scrittore è stata dopo altri esattamente descritta dal conte Mazzucchelli (l. cit. t. 2, par. 4» p■ 2352); ma come essa altro non contiene che la serie degl’impieghi ne’ quali egli fu adoperato, da’ suoi sovrani, e delle cariche che sostenne in diverse accademie della sua patria , io non mi arresterò in farne un compendio. Solo non vuolsi tacere che fu il Buonarroti uno splendido promotore delle belle arti e de’ buoni studi, sì col formare colla spesa di ventiduemila scudi una magnifica galleria, come colf adunare in sua casa i più dotti uomini eh1 erano allora in Firenze, e colf animarli a investigare le memorie della comune lor patria j e frutto di queste assemblee fu l’opera da Francesco Segaloni intrapresa per illustrare le famiglie fiorentine, intitolata IL Priorista, che fu poi corretta e ampliata da Bernardo Benvenuti altrove da noi nominato. Egli cessò di vivere agli 11 di gennaio del 1646, dopo aver pubblicate diverse altre operette, come orazioni, cicalate, poesie, lezioni, e scritta un1 altra commedia, intitolata La Fiera, che non fu stampata che nel 1^26.