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TERZO 7OJ j.,icino un cenno della famosa Cicceide, di cui fu autore Gianfrancesco Lazzarelli natio di Gubbio, il quale dopo aver sostenute diverse cariche di governo nello Stato pontificio, passò ad essere auditore del principe Alessandro Pico duca della Mirandola nel 1661, e nel 1682 fu nominato proposto di quella chiesa, e finì poscia di vivere nel 1694 Ei fu un de’ pochi poeti che non seguirono il reo gusto del secolo , ma presero a batter la via segnata già da’ più eleganti scrittori, e sarebbe stato a bramare eh1 egli avesse esercitato il suo stile in migliore argomento, e non avesse preso a mordere e a dileggiare l’infelice don Ciccio, cioè Buonaventura Arrighini, già suo collega nella Ruotagli Macerata. La Vita di questo valoroso poeta è stata di fresco scritta con molta esattezza e con uguale erudizione dal ch. signor abate Sebastiano Ranghiasci, che si apparecchia a darci altre Vite degli uomini illustri della sua patria. Ma passiamo ormai a dire degli scrittori de’ poemi, qui ancora però ristringendosi a que’ soli, la menzione de’ quali è all’italiana poesia onorevole e gloriosa. Con molto applauso fu accolto lo Stato rustico, poema in versi sciolti di Gianvincenzo Imperiali nobile genovese, stampato la prima volta in Genova nel 1611, il qual però non può stare al confronto colla Coltivazione dell’Alamanni. Di questo poeta, che morì circa il 1645, e di alcune altre opere da esso composte, parlano gli scrittori delle Biblioteche genovesi. Maggior rumore destarono co’ loro poemi due contadini, che sbucati fuora improvvisamente, uno dalle