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700 li uno comunemente nobiltà de’ sentimenti e regolarità di condotta, è certo ancora, e lo stesso Muratori il confessa (Perf Poes. t 1, p. 31), che lo stile non ne è abbastanza sublime uè lìgurato, nè cosi vivace la fantasia, come si converrebbe. Più pregevoli nel loro genere sono le Commedie nel dialetto milanese d i lui composte, nelle quali vedesi una naturalezza e 1111,1 grazia non ordinaria, e quella piacevol satira de’ costumi che diletta insieme e istruisce. L’altro fu il conte Francesco de Lemene natio di Lodi, e ivi passato a miglior vita, in età di settant’anni, a’ 24 di luglio del 1704, uomo che per amabilità di maniere , per probità di costumi, per felicità di talento ebbe pochi p.ui a suo tempo. Le Memorie d’alcune virtù del Sig. Conte Francesco de Lemene con alcune riflessioni sulle sue Poesie del P. Tommaso Ceva Gesuita, stampate in Milano nel 1706, sono al tempo medesimo uno de’ più begli elogi che ad un poeta si possan fare, e uno de’ libri intorno all’arte poetica più vantaggiosi che abbian veduta la luce. Il p. Ceva, che si può dir con ragione il poeta della natura, perchè niuno più felicemente di lui l’ha condotta ed espressa nelle sue Poesie latine, singolarmente nelle sue leggiadrissime Selve, nel rilevare i pregi delle Rime di questo valoroso poeta, vien facendo riflessioni sì fine, e tratte sì bene dall’indole del cuore umano, che questo libretto è, a mio parere, assai più utile di molte Poetiche, le quali altro non contengono che innutili speculazioni. Il conte de Lemene ardì il primo di esporre in sonetti e in canzoni i più