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GijG LIBRO nostro secolo, a due soli mi ristringo, cioè ad Alessandro Guidi, e all1 avvocalo GiumbntisUi Felice Zappi. Del primo, oltre agli scrittori, ci ha data la Vita il più volte lodato monsignor Fabroni (/ it. Jtalor ec. dec. 3, p. 223, ec.). Nato in Pavia nel i(>5o , passò in età ancor fresca a Parma, ove dal duca Ranuccio II fu amorevolmente accolto e onorato, e ove egli, giovane di trentun anni, pubblicò alcune sue Poesie liriche e un dramma intitolato Amalasunta in Italia. I quali componimenti però eran nello stile conformi al gusto allora comune. Ma poichè da Parma passò a Roma, e dalla reina Cristina col consenso del duca Ranuccio fu alla sua corte fermato nel 1685, egli unitosi con alcuni altri valorosi poeti, cospirò con essi a fare la rivoluzione e il cambiamento totale del gusto nella volgar poesia, e tutto diessi all1 iinitazione di Pindaro. Parve a lui che il numero determinato de’ versi di ciascheduna stanza nelle canzoni e la stabile collocazion delle rime fosse troppo importuno legame a’ voli di un ardito poeta; e perciò ebbe coraggio di scuotere il giogo, e di non astringersi ad altre leggi, se non a quelle che il suo estro gli suggeriva, facendo or più brevi or più lunghe le stanze, e cambiando, come parevagli, l’ordine delle rime. Questa novità, come suole accadere, ebbe approvatori e contraddittori, ma i secondi furono in numero maggior che i primi, e avvenne perciò, che l’esempio del Guidi non avesse seguaci. E forse egli avrebbe in ciò avuto sorte migliore, se una certa alterigia pindarica, con cui egli parlava e scriveva di se medesimo, c