Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/164

1 G88 unno massime di cpiel poeta epicureo, e mal volentieri veggendo che il Marchetti invece di confutarle, sembrasse anzi che le avesse poste in più chiara luce, nè volle accettarne la dedica, nè mai permise che quella traduzion si stampasse. Corse ella dunque manoscritta per le mani di molti, finchè per opera di Paolo Rolli fu stampata la prima volta in Londra nel 1717. Chiunque ha l’idea del buon gusto, non può negare che poche opere abbia la volgar poesia, e niuna forse tra le traduzioni degli antichi poeti latini, che a questa possa paragonarsi; tale ne è la chiarezza, la maestà, l’eleganza, e così bene riunisce in sè tutti i pregi che a render perfetti cotai lavori richieggonsi. Abbiamo altrove accennata (t 1, p. 163, ec.) la severa critica che inutilmente ne ha fatta l’abate Lazzarini, il quale invano ha preteso di combattere il comun sentimento de’ dotti. Il Marchetti, forse per far conoscere ch’egli era ben lungi dall1 adottar come suoi i principii e le massime di Lucrezio, si accinse a scrivere un altro poema filosofico di più sana morale, ma presto se ne stancò, e solo qualche frammento ce n’è rimasto nell’accennato Giornale. Ne abbiamo ancora molte altre poesie italiane, e fra esse la traduzione di Anacreonte , che, benchè da lui latta ■ ’ in età avanzata , è la migliore che in quel secolo venisse a luce. Sul finir della vita ritirossi a Pontormo, e ivi venne a’ morte a’ 6 di settembre del 1714. 1 t’ ni Benché molti de’ poeti da noi finor 110*on» minati non fosser toscani, convien confessare nondimeno che quella fu la provincia in cui