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VI. Dii iskmu fili, ola di ■in Francarle nulla |ionij italiana. C~2. Li ItltO divenne mostruoso. E l’esempio di lui fu anche più dannoso all’Italia , perchè quasi tutti i poeti il vollero imitare; e non avendo l’ingegno e la fantasia di cui egli era dotato, ne ritrassero tutti i difetti, senza ri trarne que’ pregi che in qualche modo li rcndon minori. VI. Ma io non posso dissimulare a questo luogo la ridicola riflessione di un recente scrittor francese che, volendo giudicare generalmente della poesia italiana, crede di dovere prendere esempio dal Marini: Per avere una giusta idea, ilice egli (Melatigas de M. Michault, Paris, 1770, t 1, p. 214 , ec.), deif arditezza tle poeti italiani, basta U’ ggere una traduzione letterale del quarto Idillio della Sampogna del cav. Marini, intitolato Europa. IL delirio, che in esso regna, si rende, è vero, più ridicolo nella nostra lingua; ma esso è almeno un saggio della poesia italiana, da cui si può conoscere il genio di questa nazione. Qual entusiasmo, qual focosa immaginazione, qual affettazione avranno i loro grandi poemi, se I Idillio tra essi può ammettere stravaganze sì grandi? Quindi prima di darci la traduzione in prosa francese di questo Idillio, aggiugne in una nota, che gl’italiani non osano di difendere il Marini riguardo a’ concetti, ma che pretendono che il cattivo gusto di questo poeta è un frutto del soggiorno che ei fece in Francia, quando le arguzie vi erano in favore. Ma coloro, ecco l’irrevocabil sentenza del nostro Minosse, che conoscono il genio e le opere poetiche degl Italiani , troveranno ben ridicola la lor pretensione. Per vero dire, se M. Michault avvocato usa