Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/139

TERZO 6f> 3 ch’egli scriveva VA mai Iride, chiainollo a Torino, l’invitò a fermarsi alla sua corte, e poichè egli non accettò l’invito, gli fè dono d’una catena d’oro, e volle che nel partire fosse servito d una carrozza e di quattro cavalli di corte, e ogni qual volta ei fu a Torino , il duca fecegli contar pel viaggio 300 lire, benchè esso non fosse che di 50 miglia. Anche il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga lo ebbe assai caro j volle eli1 (’gli ordinasse le macchine e componesse i versi per gl’intermedii! nelle feste per le nozze del principe suo figliuolo, lo alloggiò in corte, e seco il volle in carrozza, in barca, alla mensa, e gli assegnò un’annua pensione. Urbano VIII gli diè parimente gran contrassegni di onore e di stima, e fra le altre cose P ammise una volta ad udire il predicatore apostolico nella sua bussola stessa, e con un Breve pieno di encomii lo invitò a fissare il suo soggiorno in Roma , al che però non condiscese il Chiabrera. Finalmente la Repubblica di Genova, di cui era suddito, lo ricolmò essa pure di onori e di privilegi, permettendogli fra le altre cose di scoprirsi, quando ragionava a’ serenissimi collegi. Così onorato da tutti, visse il Chiabrera fino all’estrema vecchiezza , finchè in età di ottantasei anni nel 1637 diè fine in Savona a’ suoi giorni. III. A dare un’idea del poetare del Cinabro* m. ra, ninna immagine è più opportuna di quella J eh’ei medesimo ci somministra nella sua Vita jlere* dicendo ch’ei seguia V esempio di Cristoforo Colombo suo cittadino, eli egli voleva trovar nuovo mondo, o affogare. In fatti, benchè Luigi