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65(5 libro Veggiamo infatti che per occupar quella cattedra fu per qualche tempo trascelto un non so quale Ibernese, che ivi era nel i(>^3. In Firenze fu quella cattedra sostenuta da un uomo nella lingua greca dottissimo, cioè da Giambattista Doni, di cui abbiamo altrove fatta menzione. E quando questi morì nel 1646, fu proposto a succedergli Valerio Chimentelli, del cui sapere abbiamo un’onorevole testimonianza nella lettera perciò scritta dal P. Michelini al principe Leopoldo (ivi} p. 266). Ma egli passò poi alla medesima cattedra nella università di Pisa, ove pubblicò la sua erudita dissertazione intitolata Marmor Pisanum de honore Biselii. Ma il più celebre professore di lingua greca che quell’università in questo secolo avesse, fu Benedetto Averani. Più di cinque Vite di questo professor valoroso annovera il conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t 1, par. 2 , p. 1235), e possiamo ad esse aggiugnerne un’altra che più di fresco ci ha data il ch. monsignor Fabroni (VitiieIlalor. doctor. exccll. dee. l p.6). Debbo tempo medesimo abitiamo un altro documento a provare che era in Italia un sufficiente numero di coltivatori della linon i greca. Esso è un catalogo d’uomini dotti scritto a’ tempi di Urbano Vili di mano di Gasparo Scioppio , e pubblicato dallo stes«o canonico Bandini (l. cit. p. ai, ec.). Tra essi veggiam molti da lui lodali, come dotti nel greco, e sono Girolamo Meandro, Paolo Segneri gesuita, Ignazio Bracci, Agostino Oreggio (poi cardinale), Giambatista Lauro, Niccolò \ illuni , Niccolò Alamanni^ Giuseppe Ripamonti dotto ancor nell’ebraico, Pietro Strozzi. Giambatista Poni e Lorcnz.o Pignori», di molti de’ quali abbinai parlalo in diversi passi di questo tomo.