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PRIMO. 87 Giuseppe Bianchini (Ragionavi. di’ Gran Ducili, p. io5), ina non ci dice fin quando ella si sostenesse. Le altre città della Toscana non mancarono di accademie; ma non ne abbiam tali notizie che le distinguano da tante altre delle quali sarebbe inutile il ragionare. XVI. Napoli che era stata una delle prime città italiane ad avere entro le sue mura erudite accademie, molte pure ne ebbe iipI secolo di cui scriviamo. Abbiam già accennata quella che il marchese Giambattista Manso raccolse in sua casa, detta degli Oziosi; e più altre se ne annoverano dal Quadrio (p. 83) e dagli altri scrittori di tale argomento, fra le quali è degna di particolar lode quella degl1 Investiganti, diretta principalmente a esaminare i fenomeni della natura. Essi ancora ci additano quelle di Nardò, di Lecce, di Pizzo e di Policastro, di Capoa , di Bitonto, dell* Aquila , di Rossano e di altre città di quel regno. Molte pure ne ebbero Palermo e Messina e le altre città della Sicilia, delle quali io non mi trattengo a parlare, per non annoiare chi legge con una sterile serie di nomi e di anni. Poco ancora troviamo intorno alle accademie delle altre città d’Italia soggette al dominio spagnuolo. Fra quelle di Milano deesi rammentare principalmente l’accademia dei Faticosi, fondata nel 1662 nella casa de’ PP. Teatini, detta di S. Antonio da’ PP. don Giambattista Rabbia e doq Celso Quattrocasa, ove adunandosi i più dotti uomini di quella città, si occupavano or in argomenti di filosofia morale , or nell’amena letteratura. Il co. Giovanni Borromeo , splendido cavaliere