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PRIMO dirne, se non che gli accademici si radunavano a recitare le loro poesie, o altri componimenti. Che giova dunque il venire inutilmente dicendo ciò che tanti altri han già detto? Dolce e piacevole oggetto era per me l’occuparmi nelle accademie del secolo xvi. Tutto in esse spirava fervore, erudizione e buon gusto, e le loro vicende e le gare tra esse insorte potevano non senza piacer trattenerci. Ma nella maggior parte di quelle del secolo XVII a me par che ogni cosa sia languida e fredda; e se pur vi ha qualche accademia che con impegno prenda a coltivare le belle arti, gli accademici comunemente, sedotti dal pessimo gusto di quell’età, ci offron tali componimenti che non si posson da noi leggere senza nausea. E di ciò duolsi ancora il celebre Boccalini, il quale finge che gli accademici Intronati mandino ad avvisare Apollo, che ogni accademia avendo principii nobilissimi e virtuosissimi, riuscendo gli accademici nei primi anni ferventi nelle lettioni, nelle dispute, ed in ogni altro esercizio letterario, col tempo poi in essi così languiva quell’ardentissimo desiderio di sapere, e quegli esercizi virtuosi talmente si raffreddavano, che dove prima le accademie de’ privati erano frequenti , e dai principi avute in somma considerazione , in progresso di tempo di maniera venivano abbandonate e disprezzate, che molte volte era accaduto, che come piuttosto dannose che utili sino erano state proibite (Centur. 1, ragg. i f\). XIV. Non così dee dirsi dell’accademie di Firenze e delle altre città della Toscana. Parve