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PRIMO nj trattare dello stato della poesia italiana. Benchè non avesser forma di regolate accademie, ne ebber però tutto il pregio, e ne produssero forse anche più ampio frutto, due erudite conversazioni che sugli ultimi anni di questo secolo teneansi in Roma, nelle quali da’ più dotti uomini che ivi viveano, si ragionava di diverse materie scientifiche ed erudite; una presso monsig. Giovanni Ciampini, del quale diremo nel libro seguente: l’altra presso monsig. Marcello Severoli faentino, prelato dottissimo e splendido protettore de’ dotti, morto in Roma nel 1707, di cui si ha la Vita tra quelle degli Arcadi illustri. XII. Fra le città dello Stato ecclesiastico niuna ebbe sì gran numero d’accademie, quanto Bologna. Più di trenta ne annovera il Quadrio (l. ciLp. 5~, ec.) in questo secolo istituite. Ma di esse null’altro sappiamo, se non il tempo in cui ebber principio, e di alcune ancora ci son noti i fondatori. E sappiamo innoltre che quasi tutte ebbero breve vita. In fatti Gregorio Leti, scrivendo verso il 1676, afferma (Italia regnante, par. 3, l. 2, p. 82) che estinte già le accademia antiche degli Indomiti e della Notte, ed altre fino al numero di 24, una sola avea allor molta fama, cioè l’accademia de’ Gelati. Questa era stata fondata fin dall’anno 1588 (Fantuzzi, Scritt. bologn. t.1, p. 11), e noi ne abbiamo a suo luogo fatta menzione. Si mantenne essa costante e in istato assai lieto per tutto il corso di questo secolo, e ne son pruova le Memorie, Imprese e Ritratti de’ signori Accademici Gelati di Bologna raccolte