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i PRIMO 5l fosse alloggialo e spesato nel Vaticano , e nel tempo che lo Strozzi trattennesi in quella città, non avea il pontefice piacer maggiore che quello di occuparsi con lui in dolci ed eruditi ragionamenti , e quando egli tornò a Firenze, accompagnollo con un Breve sommamente onorevole, in cui diceva fra le altre cose: Certe si plures huic consimiles viros unaquæsque Italiæ urbs ferret, haberet Juventus, de quo discere posset preceptæ humanæ sapientiæ, et capere exempla Chiristianæ pietatis. Poichè egli fu tornato a Firenze, perdette del tutto la vista, che sempre avea avuta assai debole. Nè cessò nondimeno dall’animare e dal coltivare co’ consueti esercizii la gioventù che concorreva ad udire e ad ammirare l’ottimo vecchioj nè intermise di farlo , finchè ebbe vita. Nei suddetti Fasti abbiamo ancora la notizia di molti codici mss. della libreria Strozzi, ne’ quali leggonsi prose e poesie italiane da Giambattista composte, e moltissime lettere a lui scritte da’ più dotti uomini di quel tempo. Ivi ancora si accennano alcune opere che se ne hanno alle stampe, sì in prosa che in versi. Il Quadrio afferma (t 6, p. (678) che ne fu stampato in Firenze il primo canto di un poema eroico da lui composto e intitolato l’America. Ma il soprallodato arcidiacono Strozzi ci assicura eh1 ebbe pensiero di comporre ancora un poema in lode del suo gran cittadino Amerigo Vespucci, e intitolarlo t- A au rica; ma quando n ebbe formato il primo canto, smarrì, non si sa come, tutti i preparamenti e gli studi che con tanto sudore avea p ri’ para ti e messi insieme.