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che altri abbia potuto scoprire quei satelliti senza averne prima avviso da chi era fornito di strumenti migliori. A questa considerazione vuolsi aggiugnere ciò che il sig. Bailly ha detto di Simon Mario, il quale, siccome è notissimo, pretendeva anch’egli d’aver fatta questa scoperta: Il faut publier promptement ce qu oti sait, et ce qu’on a vu de nouveau dans les Sciences: les tardifs sont toujours malheureux (Bailly, Ili st. de l’Astr. mod. t. 2, p. 103). E dee certamente far gran maraviglia che f Harriot, avendo fatta prima d’ogni altro questa osservazione, fosse contento di rimanere semplice spettatore della gloria che altri perciò si attribuiva, e della battaglia insorta appunto per questo oggetto medesimo fra il Galileo e Simon Mario; e che anzi le sue osservazioni re.stasser sepolte fra le sue carte, per modo che a niuno della stessa Inghilterra fossero note. Infatti non solo 11011 v’ ha finora chi abbia a lui data questa gloria, ma anzi l’inglese Wallis al Galileo l’attribuì francamente, scrivendo al principe Leopoldo , eli’ egli Medicea sydera optici tubi sui beneficio orbi ostendit primus (Lett. ined. d’Uom. ill Fir. 2, p. 3i j). Ancor per l’altra scoperta delle macchie solari, che si vorrebbe pure attribuire all’Harriot, credo che potremo ripetere le parole del citato sig. Bailly dette riguardo allo stesso Simon Mario: Quand on a vu tant de choses, il est- fache ux de se laisser prévenir, et de ne le dire qu’après les autres (Bailly, l. cit). Ma di ciò pure vuolsi aspettare la promessa edizione delle osservazioni dell’astronomo inglese, e allor porle