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43 LIBRO cessò dal poetare, ma non cessò dall’onorare i poeti e gli altri uomini illustri pel lor sapere. L’Allacci e l’Olstenio, il P. Sforza Pallavicino gesuita e il P. Bona cisterciense, amendue poi cardinali, Ilarione Rancati dello stesso Ordine cisterciense, Natale Rondinino segretario dei Brevi a’ principi, l’arcivescovo di Firenze Francesco Nerli, e altri lor somiglianti dottissimi uomini e colti scrittori formavano la più dolce conversazion del pontefice j e con essi godeva egli di passar qualche ora in eruditi e piacevoli ragionamenti or di umana letteratura , or di storia ecclesiastica e di scienze sacre. Fu raccoglitore avidissimo di antichi codici; ed era egli stesso al par di ogni altro sperto ed esercitato nel rilevare i più difficili caratteri con cui erano scritti. Alla Sapienza di Roma fece egli provare gli effetti della sua liberalità, col terminarne la fabbrica, coll’aggiugnerle l’orto botanico, e col provvederla di una scelta e copiosa biblioteca} nè è a dubitare che assai ancor più felice fosse stato per riuscire alle scienze il pontificato di Alessandro VII, se avesse avuti tempi men torbidi, singolarmente per le dissensioni che nacquero col re di Francia Luigi XIV, che non permisegli fra le altre cose di eseguire un disegno degno veramente di un gran pontefice, cioè di aprire in Roma un collegio degli uomini nell’ecclesiastica erudizione più illustri che avesse l’Europa, di mantenerli agiatamente, sicchè potessero impiegarsi co’ loro studi a vantaggio della Chiesa cattolica, e di ricompensarli poscia delle loro fatiche, col promuovergli a ragguardevoli dignità. Clemente IX