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5 24 appendice quello parole: Viri Galilaei, quid statis aspicientes in Coelum? Ne giunse lo strepito fino a Roma, e il Galileo fu avvertito che grave scandalo presso alcuni destava la sua dottrina. Quindi, o perchè egli spontaneamente a ciò s’inducesse, come egli scrive in una sua lettera (Fabbr. l. cit. p. 35), o perchè fosse citato a render conto delle sue opinioni, come scrive pure in una sua lettera Antonio Querenghi (Stor, della Letter. ital. t. 8, pag. 125), colà recossi sulla fine del 1615. Cominciò ivi or in una , or in altra casa a spargere il sistema da lui abbracciato, e a rispondere alle difficoltà che da molti gli si opponevano , e da cotali dispute comunemente usciva egli vincitore fra gli applausi e le maraviglie degli uditori. Ma egli non seppe usare di quella moderazione che a’ grand’uomini è tanto più necessaria, quanto più temon gli altri di esser da essi soverchiati ed oppressi. Il Galileo, scrive l’ambasciadore Pietro Guicciardini al gran duca Ferdinando a’ 4 di marzo del 1616 (Fabbr. l. cit. p. 53), ha fatto più. capitale della sua opinione, che di quella*de’ suoi amici, ed il sig. cardinale del Monte ed io in quel poco che ho potuto, e più cardinali del S. Offizio f ave a no persuaso a quietarsi, e non stuzzicare questo negozio; ma se voleva tenere questa opinione, tenerla quietamente , senza far tanto sforzo da disporre e tirar gli altri a tener l’istesso. E poco appresso: Egli s’infuoca nelle sue opinioni, e ha estrema passione dentro, e poca fortezza e prudenza a saperla vincere. Voi vedete dunque,