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AL CAPO II DEL LIBRO II 5j3 l’accademia de Lincei singolarmente, allora di fresco istituita dal celebre principe Federigo Cesi, fu quella in cui più di frequente e con maggior plauso fu udito il Galileo tener pubblico ragionamento delle sue scoperte, che erano allora l’oggetto de’ libri e de’ discorsi di tutti i dotti singolarmente dell’Italia e dell’Allemagna. Quel primo viaggio adunque non fu sorgente pel Galileo che di ammirazione e di gloria. Egli frattanto, ritornato in Toscana, cominciò a svolgere e a comunicare agli altri le sue idee sul sistema copernicano j e, come suole accadere di tutto ciò che ha apparenza di novità, se trovò molti ammiratori e seguaci, molti ancora, e forse in maggior numero, ritrovò contraddittori e nimicij o perchè non ben s’intendessero i fondamenti di tal sistema, o perchè gli antichi professori di queste scienze si recassero a vergogna il confessare di essere stati finallora in errore, o perchè paresse a molti che il sistema copernicano non potesse conciliarsi colla sacra Scrittura che sembra supporre il moto del Sole e l’immobilità della Tei’ ra. Quest’ultima ragione era quella che più alto sonar faceasi contro del Galileo , perchè era la sola che addur# si potesse, senza esporsi ad entrare in quistioni astronomiche , nelle quali troppo era a temere 1* ingegno del Galileo. Cominciò dunque a menarsi rumore contro il rinnovatore del sistema copernicano, e si giunse perfino a declamar contra esso da’ sacri pergami, e fuvvi chi si lusingò di aver trovata negli Atti degli Apostoli una predizione e una derisione dell’opinione del Galileo in