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AL CAPO II DEL LIBRO II 521 della filosofia e della matematica vivrà sempre immortale. Ma io mi ci trovo in certa guisa da voi stessi costretto. Voi non avete dimenticato, o signori, che allor quando questa nostra adunanza cominciò f apno scorso a sollevarsi a’ più nobili oggetti, ed io ebbi l’onore di favellarvi da questo luogo, presi a mostrarvi che il sistema copernicano, dannato poscia nel Galileo , era stato per quasi due secoli prima de’ tempi del Galileo da’ romani pontefici e da illustri cardinali e prelati favorito e promosso j e che nc inferii che se il Galileo fosse stato alquanto men fervido sostenitore della sua opinione , e se diverse altre circostanze concorse non fossero a renderlo sospetto ed odioso a’ tribunali romani, egli non sarebbe stato soggetto alle molestie che per quel sistema sostenne. Questa mia proposizione innanzi a voi proferita, dà a voi diritto, o signori, di esigerne da me le pruove. Nè io posso farlo, senza mostrare il Galileo colpevole di qualche fallo, per cui forse più che pel sistema medesimo ei soggiacque a patimenti e a travagli. Io studierommi nondimeno di farlo con quella moderazione e con quel rispetto che a’ sommi uomini è dovuto. E se mi è lecito l’usare di un’espressione che al secolo passato converrebbe più che al presente, io non dovrò finalmente esser ripreso, se ardirò di trovar qualche macchia in un uomo che tante ardì di trovarne nel Sole. Che il Galileo per aver sostenuto il sistema copernicano fosse citato al tribunale della romana Inquisizione, che fosse ivi rattenuto per qualche tempo, ch’ei fosse perciò coudennato,