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appendice ed ebbe illustratori e seguaci. Eccovi. o signori, I argomento della mia Dissertazione in questo memorabile e lieto giorno, in cui la nostra accademia , dopo avere oltre ad un secolo fatto all Italia tutta conoscere quanto felicemente coltivinsi in Modena i poetici studi, e come spento ancora nei Modenesi non sia quel vivace estro febeo che animò già i Sassi, i Molza, i Castel vetri , i Tassoni, comincia a spiegare più alto il volo e a trattare più gravi argomenti, e a mostrare con ciò che i Modenesi ben si ricordano di aver comune la patria co’ Sadoleti, co’ Cortesi, co’ Sigonii, co’ Montecuccoli, co’ Montanari, co’ Muratori, e che studiano di seguirne le gloriose vestigia. Così mi riesca di ragionare in tal modo, che a sì liete circostanze troppo male non corrisponda. Voi non ignorate, o signori, che il primo a rinnovare il sistema dall’antica pittagorica scuola già adombrato, secondo il quale il Sole si sta fermo nel centro del mondo, e la Terra intorno ad esso si aggira, fu Niccolò da Cusa, così detto dal villaggio ov’egli nacque di bassa stirpe nella diocesi di Treviri l’anno 1401. Ei venne giovinetto in Italia , secondo l’uso allor comune agli Oltramontani che volevano cogli studi aspirare a’ più sublimi onori, e nell’università di Padova ebbe l’onor della laurea. Bologna e Padova erano allora le due più rinomate università d’Europa, nè era lecito, direi quasi, il lusingarsi di esser uomo di lettere, a chi per qualche tempo almeno non avesse o dell una o dell’altra frequentate le scuole. E al principio appunto del secolo xv, poco prima