Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/43

PiUMO 3l leggiadria le membra. Così questa povera Alvida appena uscita dalle tenebre dell’imperfetto mio stile se ne va di primo volo a quel Sereno che le diede vita, et al cui splendore illustrarsi spera, lutai ito supplico V. A. che raccordevole del mio povero stato si compiaccia d’impiegar quel poco talento, che mi diede il Cielo, in cosa che a lei più gradisca, et a me rechi maggior occasione iT esser da lei conosciuto, ec. Un7 altra bella ripruova del sublime genio di questo immortale sovrano mi ha somministrato il soprallodato sig. barone Vernazza. Possiede egli un lungo1 e assai saggio giudizio del celebre Onorato d’Urfè, scritto di mano medesima dell’autore, e segnato a’ 14 dicembre del 1618, sopra l’Amedeide del Chiabrera, nel quale, dopo aver esaltato con giuste lodi il poeta non men che il poema, passa a esaminare ciascuna pai te, e con giusta e modesta critica ne rileva alcuni difetti. Or da esso raccogliesi che Carlo Emanuele, a cui egli indirizza quel suo giudizio, non solo avealo con sua lettera a ciò eccitato , ma egli stesso avea all’Urfè suggerite alcune di quelle ottime riflessioni che questi va facendo su quel poema. Un tal principe che con tanto impegno coltivava gli studi, non è maraviglia che fosse splendido premiatore degli studiosi. Il Marcello scrittor francese, citato da Apostolo Zeno (Note al Fontan. t. 1, p. 2), racconta, che avendogli Girolamo Rocchi veneziano offerto nel i(io3 un suo libro ornato di varie foggie di caratteri e di ciG e, riportonne una collana del valore di 1 a5 scudi d oro. Aurelio Corbellino agostiniano, in una sua opera