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SECONDO ^ I i lo stesso scrittore, che il principe Raimondo non fu solo gran generale, ma ancora gran letterato, nè io posso mostrarlo meglio che col riferir le parole dell’eloquente oratore, il quale parlando de’ due anni ch’egli stette prigion di guerra in Isvezia: Le scienze, dice (Elog. del princ. Montecucc. p. 24 , ec.), consolatrici della, sua solitudine e dell’esilio, lo erudirono compiutamente di quanto gli rimaneva a sapere, perchè ei fosse perfetto capitano; e tale egli uscì, meditando, della sua prigionia, qual già Lucillo della sua nave. Euclide lo instruì della geometria, Tacito della politica, Vi travio dell’architettura , le quali scienze celeremente percorse e penetrate, gli avanzò tempo, tanta era in lui la misura di usarlo , perchè ei si erudisse, della Filosofia, della medicina e della giurisprudenza, ed anco ebbe valore di sollevarsi co’ teologi nella contemplazione della Divinità. Dotto di tante scienze, versato in tanti idiomi, per la dimestichezza delle storie a tutte le età presente e a tutti i fatti memorabili, secondo il suo secolo non inelegante poeta, io non vedo, qual titolo a lui manchi, perchè, come non si dubitò di annoverarlo tra’ sommi condottieri, così non se gli nieghi luogo tra’ sommi letterati. Frutto di questi suoi studi, e della sua lunga sperienza, e di una rara felicità d’ingegno nel ridurre le cose a’ lor sicuri principii, e nel trarne le più sicure conseguenze, furono le Memorie sull’Arte della Guerra, che, benchè stampate dopo la sua morte avvenuta nel 1681, e perciò assai scorrette, e talvolta per oscurità difettose, sono sempre state da’