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3o LIBRO Discorso dell’Armi e le Monarchie Sacre. Pare ancora eh’ ci si dilettasse della volgar poesia; perciocchè nella biblioteca dell’università di Torino conservasi l’Alvida favola pastorale del co. Lodovico Sanmartino d’Agliè, il quale, nella dedica a questo principe, sembra accennare che da lui ne avesse avuta l’idea: Ecco, invittissimo principe, quel parto, il (quale da A. Sereniss. trahendo la nobiltà del suo natale, fu con troppo grande privilegio alla mia ignobil cura esposto. Di cui venuto il tempo che a i propri et legittimi parenti’ ’l rimandi, troppo in me medesimo mi vergogno, che da rustica et selvaggia nodrice rozzo et silvestre habbia imbevuto lo stile et i costumi: che invero in troppo vili panni involto il comprendo, e pure tal mi parve di mandarlo a V. A. acciocchè passando da un humil pastore ad un eccelso Heroe, là egli prenda le sue ricchezze, dove si trovano i veri tesori di virtù et di valore. Ha ruvido il sembiante sì, ma però a dentro ritiene la sua primiera forma. È fanciullo ancora sì, ma per anco accenna talhor picciol quadro ampio gigante. Dove s* avverrà mai che da V. A. riconosciuto sia per figlio d un di que pensieri che nella sua real mente talora assidendo, da i reali e gravosi incarichi il sollevano, e chi non sa che non tralignando dal suo generoso nascimento, sarà ancor un giorno per farsi sotto appoggio tale per se stesso chiaro e famoso? Accolgalo per grazia V. A. Sereniss. che qual modesta verginella suole nel mattino celarsi ad ogni altro, fuor che alla cara madre, da cui impari a disporre i crini, e vestir con