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SECONDO 385 bell conoscevane P inutilità c la superstizione. Al sig- ab- Frisi non pare che si possa a quest’opera apporre la taccia accennata. Ma, a dir vero, basta leggere nella prefazione che questa sua Ruota gioverà per potere in qualsivoglia tempo, col fabbricare la figura celeste , e far le direzioni ancora, sapere quello che facciano nelle loro sfere le stelle, e ciò che di buono e di cattivo c influiscono a proprio beneplacito; e ciò che altrove egli avverte (l. cit. p. 62), cioè, che potrà il sagace astrologo ritrarne con reiterate osservazioni qualche probabile congettura per le predizioni astrologiche, considerando gli aspetti che posson fare i pianeti, ec., e qualche altro passo somigliante, per inferirne che il Cavalieri non si tenne affatto lontano da tai pregiudizi. E forse, come riflette il Montucla, non fu che per sottrarsi alle importunità, di alcuni suoi discepoli, eh1 ei si condusse a scriver quel libro (a). (n) Parlando del Cavalieri, non dovea ommettersi Giannantonio Rocca nato di nobile famiglia in Reggio l’an 1607, e ivi morto nelF età fresca di 49 a,,ni F anno i656. Poco egli era noto in addietro t e poco il sarebbe tuttora, se il sig. co. Gaetano Rocca proposto dell’insigne basilica di S. Prospero in Reggio, e di lui discendente, non ne avesse trovato e dato alla luce in Modena nel 1785 il letterario carteggio, aggiugnendovi la Vita di questo suo illustre antenato , di cui io pure ho parlato nella biblioteca modenese (t. 3’J7,ec.). Il suddetto carteggio ci mostra ch’egli era in corrispondenza co’ più celebri filosofi e matematici del suo tempo, e singolarmente col Torricelli, col Baliani , e più che con ogni altro col Cavalieri, il quale avea un’altissima stima del Rocca, e spesse volte lo consultava in diverse Tiraboschi, Voi. XIV. a5