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3 1 S LIBRO vita **a lui condotta no1 primi trentanni, dacché ebbe vestito quell’abito, non abbiamo contezza. Ma una lettera a lui scritta dal Galileo a’ 30 di dicembre del 1610 (Op. t. 2, p. 45) ci mostra clic era allora il P. Castelli vicino a venire a Firenze: Ho con grandissimo gusto sentito, gli scrive egli, il suo pensiero di venire a stanziare in Firenze, il quale mi rinnova la speranza di poterla ancor godere e servire per qualche tempo. E sulla fine: Orsù venga a Firenze, che ci godremo, e avremo cose nuove e ammirande da discorrere. Questa lettera stessa ci fa vedere quanto fosse già il Castelli versato nell’astronomia, e con qual piacere gli comunicasse il Galileo le sue scoperte. È probabile che poco appresso il P. Castelli passasse a Firenze, e che ivi si desse discepolo al medesimo Galileo. Io non so su qual fondamento il P. Armellini affermi eli’ ei fu maestro di matematica del gran duca Ferdinando II, prima di passare all’università di Pisa. A questa fu egli chiamato, perchè ivi occupasse la cattedra di matematica nel 1G15 5 e vi stette fino al 1625, come si afferma da monsig. Fabroni (Lett. ined. t. 1, p. 78, nota 1). In quel frattempo ei coltivò sempre più l’amicizia del suo maestro ed amico, e sotto la scorta di sì grand’uomo fece maravigliosi progressi nella matematica e nella filosofia. Sotto il nome di esso uscì l’Apologia del Galileo contro le censure di Lodovico dalle Colombe e di Vincenzo di Grazia, della quale però abbiamo veduto che fu principalmente autore il Galileo medesimo. Alcune osservazioni ancora egli scrisse