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SECONDO 3i5 della sua nascita fissata al 1608, secondo i monumenti prodotti da monsig. Fabroni (Lett. ined. t. 1, p. 280). In essi però io avverto che é nominato non Giovanni Alfonso, ma Gianfrancesco Antonio, che fu forse fratello del nostro, e nato alcuni anni più tardi. XXIV. Io ho già accennate alcune opere del Borelli, e di tutte ci han dato il catalogo il co. Mazzucchelli e monsig. Fabroni. Scorgesi in esse il vasto ingegno e l’universale erudizione di questo dotto filosofo.5 perciocché in esse egli abbraccia l’astronomia, la matematica, l1 anatomia, la storia naturale, la medicina. Ma qui dobbiamo esaminare principalmente ciò di’ egli ha lasciato scritto intorno alla statica e alla meccanica. Lasciando ora da parte le due opere su’ moti che dipendono dalla gravità, e sulla Forza della percossa (le quali pure son piene d’ingegnose ricerche, benchè talvolta ei si abbandoni alquanto alle ipotesi, e stabilisca certi principii che sono stati poi rigettati), diremo solo di quella che tra l’opere del Borelli è la più accreditata , cioè di quella De Motu Animalium. Molti anni spese egli in comporla, ma le molte sperienze che gli convenne fare, e le vicende alle quali fu egli soggetto, non gli permisero di compirla che sul fine della vita. Sul principio del dicembre del 1679) offrì egli finalmente alla reina Cristina l’opera pronta alle stampe, e quella magnanima principessa volle farne tutta la spesa. Ma appena erane cominciata l’edizione, che il Borelli morì, dopo aver raccomandata l’opera sua al P. Carlo Giovanni da Gesù, che era allor generale delle Scuole Pie, XXIV. Sue o(>ere.