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18. LIBRO padre. Ne fu pago questo impareggiabil sovrano di protegger le scienze. Le coltivò egli stesso, e nelle ’ fìsiche principalmente fu versato per modo che alcune invenzioni , e quella fra le altre di stillare col ghiaccio , a lui furono at« tribuite. Godeva egli stesso d’intervenire alle iloti e adunanze degli Accademici del Cimento, e niuna compagnia gli era più cara di quella de’ filosofi e de’ matematici, de1 quali era allor sì gran copia nella Toscana. Due ore ogni mattina e due ogni sera passava ritirato nel suo gabinetto leggendo, e sempre avea seco alcun libro, per leggere in qualunque momento gli rimanesse libero dalle pubbliche cure (Magalotti, Lett. famil, t. 1, p. 141 Anzi alla sua mensa medesima udiva volentieri eruditi ragionamenti , ed egli stesso vi univa i suoi, parlando delle più ardue scienze, come se in esse si fosse di continuo occupato: Bella e maravigliosa cosa era per certo, dice Luigi Ruccellai nell’orazion funebre di Ferdinando, il vedere scelto stuolo di letterati ben sovente splendida corona formargli alla mensa d’intorno; anzi il rimirar lui medesimo deposto il peso di Real dignità, già sicuro di sua grandezza, nelle sue più segrete stanze a nobil turba tramescolato ’ di loro, non in altro distinto che nella erccl• lenza della memoria, nella chiarezza dell’intelletto , e nella velocità dell intendimento, applicarsi a più alti discorsi, sollevarsi alle più sublimi speculazioni, e stare intento) a scoprire per mezzo del chiaro lume dell5 esperienza la verità da tante false opinioni offuscata Io non debbo qui anticipare il racconto di quelle cose