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SECONDO 2«7 circa il »596, dice il Viviani nella Vita ili es50, ritrovò i termometri, cioè quegli strumenti di vetro con acqua e aria, per distinguer le mutazioni di caldo e freddo, la varietà de’ temperamenti de’ luoghi,» la qual maravigliosa invenzione dal sublime ingegno del gran Ferdinando II nostro Serenissimo Padron Reggente è stata modernamente perfezionata e arricchita. Più autorevole ancora è la testimonianza di Gianfrancesco Sagredo patrizio veneto, e uomo nelle filosofiche e nelle matematiche scienze dottissimo, il quale in una sua lettera scritta al Galileo nel 1613, e prodotta dal sig. Francesco Grisellini (Mem, di F. Paolo, p. 210), ! l’instrumento , dice, per misurare il caldo inventato da V. S. è stato da me ridotto in varie forme assai comode ed esquisite, intanto che fa la differenza della temperie da una stanza all’altra, e si vede fino a cento gradi. La bilancetta idrostatica per conoscer col. mezzo delf acque il peso de’ metalli, fu essa ancora ritrovato del Galileo, benchè tardi ei pubblicasse il suo trattatello su questo stromento, che fu poscia dal P. Castelli e dal Viviani illustrato colle lor note per renderne più agevole l’uso. Finalmente ei mostrò la fecondità delle nella sua The minto già Aragonia , stampata. più anni dopo la stia morte \ ed ei pniova assai bene eli’ ei t u anteriore al Drebbel, a cui da al uni s’attribuisce questa invenzion- (Nntiz. de’ Malati, r Filo*. 11 a poi. p. i38, cc. 1. Ala noi abbiamo qui mostrato che fin dal 1 f> 13 d Galileo usava dt questo strumento da lui ritrovato. e che sembra an/.i che l’invenzione *e ne debba riferire circa Tanno i5cj6.