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SECONDO 269 quel clic credevasi alle osservazioni, e perciò andò presto in disuso. X. Anche l’applicazione del pendolo all’orologio, che è stata sorgente di tante belle scoperte nella tisica e nell1 astronomia, vuoisi da molti che non sia invenzione del Galileo, o che almeno nè da lui, nè da Vincenzo figliuol naturale di essAjion fosse eseguita, ma che tutta la lode ne sia dovuta a Cristiano Ugcnio (a). Non solo il Montitela sostiene e si sforza di provare questa opinione (l. dtp. 383, ec.), ma anche nelle Novelle fiorentine del 1774 si è affermato (n. 10. p. i5o) clic presso il signor senalor Nelli esiste la Storia dell’orologio a pendolo, scritta nel 1659 da Vincenzo Viviani; che da essa raccogliesi clic il Galileo l’immaginò solo nel 1G41 - ma non l’eseguì; che Vincenzo di lui figliuolo tentò di lavorarlo per mezzo di Domenico Balestri artefice fiorentino, ma che prevenuto dalla morte nel i(>49> 11011 potè vederlo eseguito; che Marco Tretfler orologiaio del gran duca Ferdinando II lo mise in pratica alcuni anni dopo con idea diversa da quella che avea avuta Vincenzo; che il (a) 11 sig. ab. Andres, fondato su una lettera dell’inglese Odoardo Bernard, che lo afferma senza addurne nè pruova, nè congettura alcuna, vorrebbe persuaderci (Dell’Orig;e Progr. tP ogni Letter. t. 1, p. *>.48) che agli Arabi fosse noto l’uso del pendolo per misurare il tempo. Colpiste.a franchezza con cui il Bernard lo afferma, noi possiamo negarlo , finchè non se ne rechin le pruove. E ancorchè esse ci si recassero, sarà sempre certo che se n’era poscia perduta ogni memoria, e che perciò non è punto minore la lode di chi ne rinnovò ’invenzione.