Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/275

SECONDO a63 Ugenio padre del celebre Cristiano, scritta dall’Aia nel 1637, nella quale dice che co’ telescopii che in quelle parti si lavoravano, non poteansi ben distinguere i satelliti di Giove (Galil- Op. t 2, p. 491,ed. Pad 1744). Gl’Italiani hanno sostenuto per lungo tempo la fama alla patria loro recata dal Galileo colla perfezione di questi stromenti. E due artefici tra gli altri nel secolo di cui scriviamo, furono in ciò rinomati. Il primo fu Eustachio Divini da S. Severino nella Marca, che giunse a formar telescopii di 72 palmi romani. Nè egli fu solo artefice5 ma fece egli ancora molte osservazioni, e nel 1660 pubblicò in Roma l’impugnazione del sistema di Saturno proposto da Cristiano Ugenio, nel che però gli astronomi più valorosi han dato all1 Ugenio la palma. Il Montucla crede (Hist. des Mathém. t 2, p. 481) che il detto opuscolo fosse opera veramente del Padre Onorato Fabri gesuita francese. Ma nella lettera con cui il Divini lo indirizza al principe Leopoldo de’ Medici (Lett. iticd. d Uomin. ili. t. 2, p. 69), ei dice che avea egli medesimo cominciato a scriverlo in lingua italiana, poichè non intendea molto la latina; clic poi avea date le sue osservazioni al detto gesuita , perchè ei le stendesse e le ampliasse in latino, e desse lor quella forma che gli piacesse (a). L’altro fu Giuseppe Campani romano, il quale alquanto piò lardi, (a) Di alcune altre operette del Divini e de’ cannocchiali da lui lavorati più minute notizie ci ha date il più volte lodato dott. Gio. Targioni Tozzetti (Aggrandimenti, ec., t. r, p. 7.4^, ec.).