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260 LIBRO dalla fortuna mi è stato tolto il poter ciò eseguire, essendomi da circa sei mesi in qua caduta una flussione negli occhi, che mi toglieva l’uso del telescopio, la quale flussione, sono adesso più di due mesi, che, andò a terminare in una cotal cecità, avendomi coperte le luci con densissime cateratte. Egli finì di vivere agli 8 di gennaio del 1641, e il corpo ne fu trasportato a Firenze, e deposto nella chiesa di Santa Croce, ove poscia gli venne innalzato un magnifico mausoleo. Tal fu la vita di questo grand’uomo, che a somiglianza di più altri non ebbe vivendo quella felicità e quegli onori che al raro suo merito sembravan dovuti, e verso cui più giusti sono stati i posteri che i coetanei. La prigionia e la condanna del Galileo han data occasione a molti d’inveire contro i romani pontefici 5 e i Protestanti han creduto di trarne un invincibile argomento contro l’infallibilità della Chiesa. Io non voglio qui entrare in una quistione che nulla appartiene al mio argomento 5 ma rifletterò solamente che il mio più caro amico che avessi in Siena, monsignor arcivescovo Piccolomini, dclLi cui gentilissima conversazione 10 godetti con tanta quiete e. soddisfazione dell’animo mio, che quivi ripigliai i mici studi, trovai c dimostrai gran parte delle conclusioni meccaniche sopra la resistenza de’ solidi con altre speculazioni , c dopo cinque mesi in circa cessata la pestilenza delUi mia patria verso 11 principio di dicembre di quest’anno i633 da Sua Santità mi < stata permutata la strettezza di quella casa nella libertà ile Ila campagna da me tanto gradita, onde me ne tornai alla villa di Bellosguardo, e dopo in Àree tri , dove tuttora mi ritrovo a ir spirare quest’aria salubre ncino alla mia cara patria Firenze. State sano.