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SECONDO JOj) ed. Pculosf. 1744) con pià accurate osservazioni andar ritrovando altre particolarità ma aetcrnuni stabit, quia Terra autem in aeternum slat ♦* conte dice la Scrittura. Con questo Dialogo giungemmo al Palazzo del S. Offizio. Questo è situato a ponente della magnifica chiesa di S. Pietro. Fui subito presentalo dtil commissario a monsig. Vii rici assessore. , e seco lui trovai due Religiosi Domenicani. Essi ni intimarono civilmente di produrre le mie ragioni in piena Congregazione, e che si sarebbe dato luogo alle mie discolpe in caso che fossi stato stimato reo. Il giovedì dopo fui presentato alla Congregazione, ed ivi accintomi alle prove, per mia disgrazia non furono queste intese, e per quanto mi affaticassi, non ebbi mai V abilità di capacitare. Si veniva con digressioni di zelo a convincermi dello scandalo; e il passo della Scrittura era sempre allegato per l’Achille, del mio delitto. Sovvenutomi a tempo di una ragione scritturale, io V allegai, ma con poco successo. Io diceva che nella Bibbia mi pareva trovarsi delle espressioni che si conformavan con ciò che anticamente si credeva circa le scienze astronomiche, e che. di questa natura poteva essere il passo che contro me si allegava; poiché, io soggiugneva , in Giobbe al capo 37, v. 18, è detto che i Cieli sono solidi e puliti come uno specchio di rame o di bronzo. Elia è quegli che ciò dice. Qui si vede dunque che parla secondo il sistema di Tolomeo, dimostrato assurdo dalla moderna filosofia , e da ciò che ha di più solido la retta ragione. si fa dunque, tanto caso della fermata del Sole fatta da Giosuè per dimostrare. che il Sole si muova, dovrà pur considerarsi questo passo, ove è detto che il Cielo è composto di tanti Cieli a guisa di specchi. La conseguenza mi pareva giusta: non ostante fu sempre trascurata , e non ebbi per risposta , che un’alzata di spalle, solito rifugio di chi è. persuaso per pregiudizio e per anticipata opinione. Finalmente fui obbligato di ritrattare come, vero cattolico questa mia opinione , e in pena mi fu proibito il Dialogo , e dopo cinque mesi licenziato di Roma (in tempo che la città di Firenze era infetta di peste) mi fu destinata per carcere con generosa pietà V abitazione del