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256 LIBRO nel qual tempo, secondo le ordinarie leggi, avrebbe dovuto stare ristretto in carcere, gli furono assegnate le stanze proprie del fiscale di quel tribunale (ivi, t 2 , p. 303), ove fu trattenuto circa quindici giorni, e al primo di maggio fu rimandato a casa dell’ambasciadore, benchè non fosse ancor finito il processo, e gli fu anche permesso! di uscirne talvolta a sollievo. Indi a’ 22 di giugno, chiamato di nuovo innanzi alla Congregazione del S. Uffizio, gli fu intimata la pena della prigionia ad arbitrio della stessa Congregazione, e fu obbligato a ritrattare e a condennare la sua opinione del sistema copernicano, e a promettere con giuramento di più non insegnarla. La sentenza contro il Galileo e l’abiura da esso fatta si leggono innanzi al IV tomo dell1 opere di esso dell’ultima edizione di Padova. Il pontefice cambiogli tosto la prigionia in una relegazione o confine al giardino della Trinità de’ Monti (ivi, p. 3io), che era del gran duca. Poscia al principio di luglio gli fu permesso di andarsene a Siena, assegnatogli per carcere quell’arcivescovado , ove dall1 arcivescovo Piccolomini fu accolto e trattato con amorevolissime distinzioni. Sulla fine dell1 anno gli fu permesso di andarsene alla sua villa d1 Arcétri fuor di Firenze. Ivi egli visse fino alla morte, occupandosi ne’ consueti suoi studi, ma ubbidendo insieme al precetto impostogli di non più scrivere o ragionare del condennato sistema (*). Sulla fine (*) Sulle vicende del Galileo in Roma aggirasi una lettera da esso scritta al celebre P. Renieri suo discepolo,