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secondo a5i non troppo agiata, avrebbe voluto formarne un medico valoroso , e inviollo perciò all’università di Pisa, ove attese agli studi della filosofia e della medicina. Ma nè questa piacevagli. nè in quella, quale allor s1 insegnava, trovava pascolo al suo ingegno. Da un certo Ostilio Ricci da Fermo, che fu poi lettore di matematica in Firenze, ebbe i primi principii della geometria; e poichè questi cessò dall’istruirlo, per comando del padre, che, benchè foss’egli pure valoroso geometra , voleva il figlio applicato a più utile scienza, egli da se medesimo tanto in essa s’innoltrò, che il padre stupitone, gli permise finalmente di darsi tutto alla matematica. Nel 1589 ne fu destinato professore nella medesima università di Pisa; ed egli cominciò tosto a sostenere pubblicamente alcune di quelle opinioni per le quali egli ora è rimirato come un de’ più gran lumi della filosofia, ma che allora il fecero considerare come un fantastico sognatore, perchè ardiva di affermare che Aristotele e i Peripatetici tutti aveano errato. Invece dunque di ammirazione, le sue opinioni e le sue scoperte gli conciliaron 1 invidia di molti; ed egli perciò volentieri accettò l’invito dell’università di Padova, e ad essa si trasferì nel settembre del 1592. Diciotto anni si trattenne in quella città il Galileo, onorato da tutti, e distinto dalla Repubblica con ampli sono state trovate dal eh. sig. ab. Serassi in una libreria di Roma , ed ei ne Ira prodotto ancor qualche sng»io (Vita di T. Tasso, />. 200, 365, ec.).