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SECONDO aX3 unito alla pazzia, da cui era compreso, di far predizioni astrologiche, desse qualche occasione di crederlo macchinatore di quelle rivoluzioni che forse solo ei sognava di leggere nelle stelle, E certo come il rigore con cui fu trattato al principio, ci persuade ch’ei fu veramente creduto reo di fellonia, così il mitigarsene che poscia fece la priginia, benchè lunghissima , e finalmente la liberazione che ne ottenne, ci mostra che si conobbe non esser lui tanto reo, quanto erasi creduto dapprima. Atroci furono i tormenti co’ quali il Campanella fu al principio della sua prigionia straziato, ed egli stesso ce ne ha lasciata una compassionevole descrizione: Vide quaeso, dice egli, (in prooctn. Atticismi triumphati), simne asinus ipsorum, qui quidem jam in quinquaginta carceribus huc usque clausus afflictusque fui, septies tormento durissimo exanimatus, postremumque perduravit horis quadraginta, funiculis arctissimis ossa usque secantibus ligatus, pendens manibus retro de fune super acutissimum lignum, qui carnis sex tertium in posterioribus mihi devoravit, et decem sanguinis libras tellus ebibit. Tandem sanatus posto sex menses divino auxilio in fossam demersus sum. Fra le accuse che date furono al Campanella, come egli stesso racconta in seguito delle citate parole, una fu quella di aver composto un libro De tribus impostoribus; ed egli se ne difese col dire che quel libro era stato stampato trent’anni prima ch’egli nascesse: Accusarunt, me, quod composuerim librum de tribus impostoribus, qui tamen invenitur typis excusus annos triginta ante ortum meum ex