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•£CO>DO ’jZi) quali credendo che ’’ rton si potesse senza grave delitto sentire diversamente da quel che sentivasi tanti secoli addietro, andavano ad alta voce gridando che i moderni filosofi erano in errore, perchè non seguivano Aristotile. Molli ne ebbe l’Italia (e il Cartesio si avvide a pruova che molti ne avea ancora la Francia), i quali crederono di rendersi illustri collo scrivere nuovi comenti sopra il maestro e l’oracolo dell’antica filosofia. Ma i loro libri si giacciono ora dimenticati nelle poh erose biblioteche , e noi non turberem la quiete di cui essi godono , e di cui auguriamo loro che continuino a godere per molti secoli. Uno solo ne accenno, perchè fra tutti i Peripatetici ottenne singolar fama, e che merita d’essere rammentato almeno per il prodigioso numero di opere da lui composte. Ei fu Fortunio Liceto, nato nel 1 ^>77 in Rapallo nella riviera orientale di Genova, di cui oltre ciò che ne hanno detto gli scrittori delle Biblioteche genovesi, ci ha data la Vita il P. Niceron (Mém, des Homm. ill. t. 27, p. 373 , ec.) , e ne parla ancor brevemente il Bruckero (t. 4, p. 233). Dopo avere studiato in Bologna, e dopo essere stato per nove anni professore in Pisa, nel 1609 passò a Padova alla prima cattedra straordinaria di filosofia, e nel 1622 fu promosso alla seconda ordinaria , accresciutogli poscia lo stipendio nel 1631 fino a 1000 fiorini. Nel 1636 si recò professore a Bologna, e vi si trattenne fino al 1645, in cui tornossene a Padova alla prima cattedra di medicina teorica j nel 1653 gli fu aumentato lo stipendio fino a 1300 fiorini; ed essendo egli