Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/248

236 LIBRO quell’empietà di coi finallora non uvea dati pubblici contrassegni, e nell’atto medesimo di essere condotto al supplicio si mostrò ardito disprezzatore della Religione e della Divinità. Due sono le opere del Vanini che si hanno alle stampe, oltre più altre ch’ei dice di aver composte, ma che giacquero inedite, o che son divenute si rare, che appena se ne ha contezza. La prima ò intitolala: Amp/iitheatrum aetemae Providentiae Dlvino-magicum, Christìano-physicum, ncc non Astrologo-Cuti iolirum , adversus veteres Philosophos, Atheos , Epicureos, Peripateticos et Stoicos; e questa fu stampata in Lion nel 1615. La seconda è intitolata: De admìrandis Nati trae ì leghi ne Deaccjue mortalium arcanis; e fu stampata in Parigi nel 1616. Amendue queste opere trovarono approvatori cattolici, ma la seconda ciò non ostante fu dalla Sorbona proscritta e dannata al fuoco. La maggior parte di quelli che le hanno avute sott occhio, vi veggono sparsi i semi dell’empietà e della irreligione; non già ch’egli apertamente sostenga l’ateismo, ma sì perchè alle difficoltà ch’egli si fa opporre contro la Religione, soggiugne risposte sì deboli , che sembra di’ ei brami di veder trionfante il suo avversario; sì perchè, nella seconda opera singolarmente, tanto attribuisce alla natura e all’indole, che appena sembra rimaner luogo alle divine disposizioni. Alcuni nondimeno han preteso di difendere il Vanini, e in ciò si è adoperato principalmente Pietro Federigo Arpe in una latina Apologia da esso senza il suo nome stampata nel 1712 colla data di