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20.58 UBRO Ialini, de' quali altro non fa che indicarci i nomi. Essi sono Anlonfranceaoo Ra in ieri mi]a. nese, di cui abbiamo detto fra poeti italiani Onorato Fascitelli da noi mentovato poc’anzi Augusto Cocceiano bresciano, di cui parla alquanto più a lungo il Cardinal Querini (Specimen Brix. liter. t. 2, p. 228); Gabbriello Faerno cremonese, Antonio Volpi e Partenio Paravicino comaschi, Angelo Perotti da Camerino, Tolommeo Galli comasco, che fu poi cardinale, Giulio Feroldi e Francesco Manfredi cremonesi (a), Giampaolo Amanio cremasco di cui diligenti notizie si hanno presso il conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1, par. 1, p. 5^5)• due Giovj, Paolo il giovane e Giulio, nipoti del celebre Paolo Giovio, Fazio Benvoglienti sanese da noi altrove lodato, Girolamo Olgiati soprannomato l uccisore, per l uccisione da lui fatta del duca Galeazzo Maria Sforza, il quale però non so come sia dal Giraldi qui nominato, poichè visse nel secolo precedente; un Landriani milanese, ch è forse quel Gianfabricio nominato dall’ Argelati (Bibl. Script, mediol. t. 2, pars 1, p. 776); Andrea Angulio, Antonio V acca, Antonio Sanfelice, Placido da Piacenza, Lodovico Domenichi, di cui ad altra occasione si è detto a lungo; Giamba(n) Di Francesco, o Gianfrancesco Manfredi, che non sol fu poeta, ina anche medico pontifìcio, e poi correttore e revisore nella bibliote-ca Vaticana, e finalmente per certi suoi non conosciuti delitti imprigionato in Roma nel i56.4, belle notizie ci ha date d valoroso sig. abate Marini (Degli Archiatri pontif t. 1, p. 435, ec.; t. 2, p. 3oa, 3o8).