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ao36 libro Giraldi lodato, non venne a luce che nel 1629 in Parigi. Di lui ancora si ha alle stampe un lungo Epitalamio di 533 versi nelle nozze di Guglielmo IX marchese di Monferrato e di Anna d'Alenco, seguite nel 1508, di cui si son fatte più edizioni, ma alcune di esse assai trascurate e mancanti. Tre epigrammi linai, inente se ne hanno nella più volte mentovata Coriciana. Anche lo Scaligero parla con grandi encomj di questo poeta, e lo annovera tra più illustri che avesse a questi tempi l'Italia (Poet. l. 6, c. 1, 4)- Dopo il Cerrato, si schiera in. nanzi il Giraldi alcuni valorosi poeti che viveano allora in Roma, e che perciò si son già da noi nominati; e passa indi a dire in breve di tre Mantovani (p. 545), cioè di Battista Fiera, di cui abbiam parlato al principio di questo capo, di Benedetto Teriaca, di cui dice di aver veduti alcuni libri astronomici in verso elegiaco, i quali io non so che abbian veduta la luce; e di Benedetto Porto, di cui dice ch’era il più colto fra essi, ma che per desiderio di limar sempre più le sue poesie non voleva ch’esse si rendessero pubbliche. Di Francesco Grapaldi, di Luca Valenziano e di Bernardino Donato, che tra poeti latini qui si registrano, abbiam già detto altrove in questo stesso volume. Del Fracastoro, che ad essi si aggiugne, di rem tra poco, e al capo seguente riserberemo il parlar di Battista Egnazio. Pomponio Gaurico, fratello di Luca, di cui abbiam ragionato nel trattar degli astronomi, ci vien dal Giraldi giustamente dipinto (ib.) come poeta non privo d ingegno e di grazia, ma troppo d