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forte di Francia. Non molte sono le poesie latine che ce ne sono rimaste. Ma lo scarso lor numero vien compensato dalla loro eleganza, e io non so se vi abbia altro poeta di questi tempi che sì felicemente abbia imitata quella grazia e quell amabile semplicità greca ch è il vero e distinto carattere del buon gusto. E quanto fosse fino e perfetto quello dei Navagero, si scuopre ancora del gittare ch ei fece al fuoco alcune sue Selve fatte in età giovanile a imitazion di quelle di Stazio, e da un somigliante sagrificio che ogni anno ei solea fare a Vulcano di qualche copia delle Poesie di Marziale, sacrifizio narrato dal Giovio scrittor di que’tempi, e che invano con frivoli argomenti si è sforzato di oppugnare un moderno scrittore, a cui è sembrato che fosse quello un gravissimo sacrilegio, che non potesse cadere in mente che al più scelerato uomo del mondo. Abbiamo ancora alcune rime del Navagero, le quali, benchè abbiano i loro pregi, non mi paiono nondimeno tali da stare al confronto colle latine. Delle belle ed erudite lettere da lui scritte ne suoi viaggi abbiamo fatta parola altrove; e di altre opere la lui o intraprese, o composte, ma poi smarrite, si posson veder le notizie presso il suddetto scrittore. XVIII. Zenobio Acciaiuoli, di cui abbiam parlato tra’coltivatori della lingua greca, lodato vien dal Giraldi (l. c. p. 538) come uomo che felice disposizione sortita avea della natura per poetare; benchè poscia entrando nell Ordine de Predicatori, volte le spalle a’