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3028 LIBRO scritte non solo con maggiore eleganza di quella che allora comunemente si usasse, ma ancora con più artificioso e meglio ordinato discorso; perciocchè, come si è altrove osservato, le orazioni funebri altro allora non erano per lo più, che un compendio della vita del defunto eroe. Dopo la morte del Sabellico, ei fu destinato ad aver cura della biblioteca del Cardinal Bessarione, e gli fu insieme dato fincarico di scriver la Storia veneta; opera da lui cominciata, ma poi gittata alle fiamme, come ad altra occasione si è avvertito. Ei coltivò l' amicizia de’ più dotti uomini di quel tempo, e principalmente del Bembo, del Contarini, dei Fracastoro, di Giambattista Ramusio, di Raimondo e di Giambattista della Torre, e fu da tutti esaltato con somme lodi. Le loro testimonianze si veggon raccolte innanzi alla detta edizione; e ad esse possono ancora aggiugnersi alcune altre lettere di Bartolommeo Ricci (Op. t. 2,p. 229) ad esso scritte, in una delle quali loda la singolar memoria del Navagero, che udito un verso di Virgilio, ne continuava il seguito fino alla fine del libro; una lettera al medesimo scritta da Lucillo Filalteo, in cui fa grandissimi elogi del grande ingegno e dell infaticabile studio di Andrea (Philalth. Epist. p. 84), il passo in cui il Valeriano ne piange la morte (De Infelic. Litterat l. 2, p. 52), e un’ Egloga nella stessa occasione composta dal Zanchi (Carm. p. 128, ed..bergom.). Da questa fu egli sorpreso in età di soli quarantasei anni, agli 8 di maggio del 1529, mentre era in Blois ambasciadore della Repubblica alla \