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TERZO 2.^09 (Delle Macoli, se moventi, p. 8), uomo di grande ingegno, mentre serviva i nostri principi, fece, per quanto mi vien detto, una tartaruca d’argento argento, (quale camminando per la mensa, /wo. vendo i piedi, la coda, e il capo, se n andava nel mezzo, dove apertasi come una cassetta dalla parte di sopra somministrava gli steccadenti. Questi medesimo ardì poi (cosa disperata da tutti) di porsi a levar dal fondo del mare la smisurata mole del Galeone di Venezia , il che se bene non gli successe, lo scoperse però giudizioso inventore della macchina atta per sua natura ad alzar peso maggiore. XVIII. L’Inghilterra per ultimo non fu priva di artefici italiani, singolarmente nell’architettura militare. Perciocchè, oltre quel Jacopo Aconzio altrove da noi nominato, fu a’ servigi del re Arrigo VIII Girolamo da Trevigi, di cui ci ha date alcune notizie il Vasari (t 4, p. 68 ec.). Ei fu dapprima pittore, e in Trevigi sua patria esiston tuttora alcuni quadri da lui dipinti, e uno singolarmente in tavola nella cattedrale, in cui in maniera alquanto secca si veggon dipinti la Beata Vergine, il Bambino Gesù e S. Sebastiano , coll’iscrizione: Hieronymus Tarvisio pinxit MCCCCLXXXVII; della qual notizia io son debitore al ch. monsignor Rambaldo degli Azzoni conte Avogaro canonico di quella cattedrale, altre volte da me lodato (’). Fu poscia (*) Lo stesso monsignor Avogaro mi ha poi avvertito che in questa città conservasi un altro quadro, che (fu già tavola di altare, e che ha segnato il nome di Girolamo da Trevigi, e l’anno mcccclxxviii, ed è