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TERZO a4oi dodici libri dell’Eneide; le quali pitture, insieme con più altri vaghissimi fregi, affinchè più gelosamente si conservassero, sono state staccate dal muro per ordine del duca Francesco III, e incastrate nella gran sala di questo ducal palazzo, come già altrove abbiamo avvertito (t.6, par. 3). In tal maniera rendutosi celebre Niccolò, fu per opera dell’abate Primaticcio chiamato in Francia nel 1552, ove e in compagnia di esso e da se solo dipinse con singolar maestria nella real galleria di Fontaneblò, e singolarmente 60 quadri a fresco della Vita di Ulisse, esaltati con somme lodi da chiunque ha potuto vederli, e fra gli altri dal conte Algnrotti che ebbe il dispiacere di essere testimonio dell’atterrarsi che fece verso il 1740 quella magnifica galleria (Algar. Op. t 6, p. 12). Altre pitture di Niccolò fatte in Francia descrivonsi dall’autor francese delle Vite de’ più illustri Pittori (Abregé de la Vie des Peintres, t. 2, p. 16, ec.), e più altre notizie intorno al medesimo e alle pitture che di lui tuttor si conservano nell’Istituto di Bologna, si posson vedere nella bell1 opera del signor Giampietro Zanotti, intitolata: Le Pitture di Pellegrino Tibaldi e di Niccolò Abati esistenti nell Istituto di Bologna, magnificamente stampata in Venezia nel 1756. A lode però di questo valoroso pittore non vuolsi tacere che Agostino Caracci, gran maestro dell’arte, in un suo sonetto, riferito dal Malvasia (Felsina pittr. t 1, p. 159), propose l’Abati come uno in cui tutte le parti fosser congiunte che formano un perfetto pittore. Dal medesimo Primaticcio fu chiamato alla corte