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TERZO 23()9 Francesco Primaticcio bolognese, scolaro di Giulio Romano, e pittore al tempo medesimo e lavoratore di stucchi e architetto, di cui parla a lungo il Vasari (t. 6, p. 403). Egli passò in Francia nel 1539, e dal re Francesco fu rimandato in Italia nel 1540, affin di raccogliere monumenti antichi, e di disegnare i più celebri che adornano Roma. Tornato in Francia, diè compimento alla galleria di Fontaneblò, cominciata dal Rosso, e ne ebbe in premio il titolo di cameriere del re e la badia di S. Martino. Ei fu non men caro a’ successori di Francesco, cioè ad Arrigo II, a Francesco II, da cui fu fatto commissario generale sulle fabbriche di tutto il regno, e a Carlo IX, finchè in età assai avanzata finì di vivere verso il 1570. Alcuni altri Italiani aiutarono il Primaticcio nelle pitture che ci fece in Francia, e fra gli altri Giambattista da Bagnacavallo, figlio di quel Bartolommeo da noi già nominato, Prospero Fontana bolognese, e sopra tutti Niccolò del! Abate modenese (a). Il Malvasia, sull’autorità di uno scrittore di niun conto, afferma (Felsina pittr. t. 1, p. 158) che ei fu detto dell’Abate perchè fu scolaro dell’abate Primaticcio. Ma egli poteva riflettere che il Vasari, il qual due volte ragiona di questo pittore, lo dice sempre modenese (t 5, p. 322; t. 6, p. 4°7)> e C^1C Niccolò, prima di andare in Francia e di unirsi in dipingere col Primaticcio, avea fatte tali pitture in Italia , che ne rendevano celebre il (a) Di Niccolò dell’Abate si posson vedere più copiose c più esatte notizie nella Biblioteca modenese (l. 6, p. 222 , ec.)