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2398 LIBRO (ii sua vita, e molte pitture che ivi lasciò, ed altre che furon poi sparse in diverse parti, gli ottenner tal nome, principalmente nei lineamenti del volto, ne’" panneggiamenti e nel colorito, che alcuni non dubitan di pareggiarlo a Rafaello e al Correggio, intorno a che si vegga il Vasari che di lui ragiona assai lungamente (ti 3, p. 344)• XV. Benchè il re Francesco per l’infedeltà di Andrea del Sarto fosse sdegnato contro i pittori fiorentini, placatosi poi nondimeno, accolse volentieri e onorò di molto favore Rosso del Rosso pur fiorentino, che colà fu chiamato verso il 1539. Egli avea acquistata gran fama con diverse pitture fatte in Firenze e in Roma, nella qual seconda città, essendosi egli trovato al sacco del fu assai maltrattato, e costretto a servir da facchino a’ soldati. In Francia fu sì caro al re, che ne ebbe in dono una casa in Parigi, e un’annua pensione di 400 scudi; e innoltre beneficj ecclesiastici e sì splendidi doni, ch’ei giunse poscia ad avere più di mille scudi d’entrata, oltre il pagamento de’" suoi lavori. Ma egli non seppe godere della sua sorte; perciocchè avendo accusato un suo concittadino di furto a sè fatto, ed essendosi questi trovato innocente, egli temendo di essere punito come calunniatore, col veleno si uccise nel 1541 (ivi, ti 4, p. 87, ec.). Fra le altre pitture fatte dal Rosso in Fontaneblò, son celebri tredici quadri, de’ quali si può vedere la descrizione nell’ultima edizione del Vasari. In essi volle egli descrivere le principali azioni del re Francesco I. E in questo lavoro ebbe a compagno